Professionisti e Genitori o Genitori Professionisti?

Ci si confronta con sempre maggior frequenza sull’attenzione che le aziende devono dedicare ai propri dipendenti non solo in termini di crescita professionale nel contesto lavorativo, ma anche su come le esigenze extralavorative dei dipendenti entrino nella sfera di gestione aziendale – non in termini di ingerenza ma di equilibrio, di “work life balance”.
Si parla tanto di politiche di welfare, di approccio attento al benessere dei dipendenti, della conciliazione tra tempo di lavoro e tempo extra lavorativo, della costruzione delle condizioni per far sì che un valido professionista possa “performare” in azienda ed essere sereno nel contesto familiare.
Un approccio positivo sicuramente, che tende a considerare il “fuori dall’ufficio” come qualcosa cui concedere spazio ottimale, in particolare quando si osserva il dipendente nella veste di genitore, a volte però, con la convinzione che sia per un periodo limitato.
Quel che invece in diversi contesti sta emergendo, che potrebbe fare la differenza, è guardare alla condizione di genitore come a un plus per l’azienda, sia che parliamo di madri sia che parliamo di padri.
Lo status genitoriale catapulta la persona in una dimensione in cui è necessario sfoderare una serie di competenze; competenze analoghe a quelle utilizzate sul lavoro, certo in un altro contesto ma… una competenza espressa è reale e dunque, spendibile!
Capacità di ascolto, gestione del tempo “ottimizzata” (efficace è forse troppo semplice come concetto), creatività, capacità di supportare, di motivare al risultato, di motivare un no, gestione del conflitto, la messa in campo di una mediazione necessaria anzi obbligata, capacità di pianificazione ma anche di non disarmarsi di fronte a una pianificazione che “salta” (anche se perdere la pazienza capita a tutti o quasi e va bene così); da genitori si diventa antifragili per necessità o per sopravvivenza… come non esserlo per i propri figli!
Quelle elencate sono solo alcune delle competenze che un genitore esercita… competenze soft, ma anche hard, perché quando ci si trova di fronte un problema da risolvere bisogna essere soft o hard? forse meglio dire “strong”; insomma: bisogna rimboccarsi le maniche e venirne fuori!
Competenze che alla base hanno un minimo comun denominatore: l’attenzione alle persone, alle relazioni interpersonali, la propensione all’ascolto e, cosa che a volte di fronte all’emergenza si dimentica, la convinzione che collaborare con qualcun altro (l’altro genitore ad esempio) spesso è meglio, perché consente di fare meno fatica.
Non a caso queste sono le medesime competenze che le aziende richiedono ai propri dipendenti, a tutti, in particolare ai managers, sia nelle relazioni di gruppo, sia nell’esercizio della leadership.
Su questa analogia di esperienze è importante fare leva per veicolare nei contesti aziendali il concetto di valore aggiunto che l’esperienza genitoriale è in grado di apportare nelle organizzazioni; ribaltare il concetto che il genitore, madre o padre che sia, non sia necessariamente “a scartamento ridotto” perché stanco a causa delle notti in bianco.
Il genitore potrà anche dormire qualche ora in meno, ma forse è in grado di sopperire alla fatica in più con l’esperienza che via via va acquisendo e con l’adozione di un punto di vista, gioco-forza, più “open minded”.
In relazione a questo tema, e anche su altri, i professionisti di AxL Formazione collaborano con i responsabili aziendali
- per la gestione di piani di sviluppo delle competenze professionali descritte
- per la costruzione di un work – life balance che funzioni per l’organizzazione
- per realizzare soluzioni “aziendali” che soddisfino i “must” economici e personali.
Contattateci, siamo pronti e a disposizione per un confronto sulle tematiche di organizzazione e work life balance!
Claudio Fortunato: claudio.fortunato@axl-formazione.it
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Erika Frezzato: erika.frezzato@axl-formazione.it